domenica 28 dicembre 2008

Giallo Mediterraneo


Nella sua breve esistenza Jean Claude Izzo ha lasciato una serie di romanzi che sono diventati veri e propri libri di culto.
Romanzi polizieschi, ma non solo. Storie che riverberano la sua passione civile, il suo impegno sociale, l’attenzione per temi d’attualità.
La sua visione acuta ed impegnata fa si che il motivo poliziesco sia talvolta solo un pretesto per parlare dei grandi temi della vita.
Questa la ragione per la quale è amato anche da quei lettori che non necessariamente stravedono per il genere giallo. E’ il suo modo di guardare le cose che affascina, il suo punto di vista sul mondo.
Mediterraneo, come egli stesso amava dire.
Attraverso questa lente prospettica, che lo accumuna a Camilleri, Montalban, Bartlet, Markaris, egli ci introduce nello spirito della sua terra, il Midi.
Da Marsiglia guardo il mondo. E’ da qui-in cima alla scalinata del faro Sainte-Marie, per l’esattezza all’estremità orientale della diga del Large che penso al mondo. Al mondo lontano, al mondo vicino. Che penso a me, anche, Mediterraneo. Uomo mediterraneo.
J.C. Izzo
Nato a Marsiglia nel 1945 da padre italiano e madre di origine spagnola fin da ragazzo Jean Claude scrive storie e versi evidenziando la sua vocazione alla letteratura e al giornalismo. Passione che lo porterà a collaborare con diverse testate giornalistiche e a scrivere su prestigiose riviste di poesia e narrativa, anche se il suo talento verrà riconosciuto tardivamente, dopo anni di gavetta.
Quel tanto per assaporare il successo e doversi subito arrendere alla stanchezza del vivere. Morirà, infatti, all’età di 55 anni per un cancro al polmone.
Il suo stile gode di una verve giornalistica che ne fa un narratore di straordinaria efficacia nell’alveo della migliore tradizione del noir francese dove il bene ed il male non sono mai distinti in modo netto.
Nei suoi romanzi troviamo richiami ai vecchi films di genere (quelli con Delon, Ventura, Auteil, per intenderci) al cinema d’impegno sociale di Guediguian ed in grani alla filosofia del poeta Braquier.
Marsiglia è il mio destino come il Mediterraneo di cui sono il figlio meticcio. Sì, è proprio questo che affermo, con la testa piena dei versi di Louis Brauquier, poeta troppo dimenticato, che seppe cantare Marsiglia ma anche tutti quelli che vennero da lontano per darle la sua bellezza.
Jean Claude Izzo
Il suo stile narrativo, avvincente, con continui colpi di scena ci tiene col fiato sospeso. I suoi libri si divorano nello spazio di una sera e i suoi personaggi, le atmosfere, ci rimangono dentro grazie a quel periodare poetico, alle continue citazioni che rimandano ai grandi della musica e della letteratura. E’ così che Fabio Montale, alter ego dell’autore, ci fa partecipi di un immaginario fatto di musica (da Bob Dylan a Gianmaria Testa, da Leo Ferré a Paolo Conte), di libri (da Conrad a Louis Branquier, da Glissant a Cesare Pavese).
Sullo sfondo, la sua città con il suo porto, la sua luce, i conflitti sociali, la mafia, i razzisti del Fronte nazionale, una polizia spesso corrotta ed impotente di fronte alla ferocia dei vari racket. Da quello della droga a quello degli appalti per la costruzione del nuovo porto turistico.
Marsiglia è il vero valore aggiunto delle sue storie, la vera protagonista, il set sul quale si muove il commissario Fabio Montale.
Leggere Izzo vuol dire entrare in un rapporto di pelle con certe strade, locali, con una umanità disperata, pulsante, che non possiamo fare a meno di amare
Questo è il sortilegio che è riuscito a compiere nei confronti del lettore.
Quanti di noi, infatti, dopo aver letto la trilogia non hanno pensato almeno una volta di visitare Marsiglia anche solo per un sabato e una mezza domenica?
Un viaggio sui luoghi dell’avventura per poter dire, come Montale: “ho passeggiato per il Panier, bevuto un Pastis in un bistrot, ordinato una bouillabaisse, assaporato il profumo del mare”.
Dopo aver letto Izzo prende una malinconica voglia di esistere, una complicità con i luoghi dei romanzi che come Jean Claude ricordava: “ è il più bel complimento che mi hanno fatto: dirmi che quando si finisce di leggere i miei libri viene una maledetta voglia di vivere."

venerdì 26 dicembre 2008

Ancora sul male ontologico

La trappola preparata da tempo con tanta cura e tanta sottile astuzia, scattò infine sulla croce.
L'infame beffa era riuscita.
C.S Lewis

Un libro sul dolore, sul lutto, sulla scommessa della vita da cui é stato tratto un film memorabile.

martedì 23 dicembre 2008

Petizione in favore degli anarchici arrestati di Tarnac

A SOSTEGNO DEI E DELLE 9 DI TARNACUna recente operazione, largamente mediatizzata, ha permesso di arrestare e incolpare nove persone attraverso la messa in opera della legislazione antiterrorista.Questa operazione ha già cambiato natura: una volta stabilita l'inconsistenza dell'accusa di sabotaggio dei cavi elettrici, l'affare ha preso un tono chiaramente politico.Per il procuratore della Repubblica, "il fine della loro impresa è di raggiungere le istituzioni dello Stato e di arrivarci con la violenza - Io ripeto con la violenza e non con la contestazione, che è permessa- per disturbare l'ordine politico, economico e sociale"L'obbiettivo di questa operazione è molto più grande del gruppo di persone accusate, contro le quali non esiste nessuna prova materiale ma neanche nulla di preciso che possa essere a loro imputato.L'accusa di "associazione a delinquere in vista di una impresa terroristica" è più che vaga: che significa una associazione e come dobbiamo intendere questo "in vista di" se non come una criminalizzazione dell'intenzione?Quanto al qualificativo di terrorista, la definizione in vigore è così ampia che può essere applicata praticamente a qualunque cosa e possedere questo o un altro testo, andare a questa o un'altra manifestazione è sufficiente per cadere sotto questa legislazione d'eccezione.Le persone incolpate non sono state scelte a caso, bensì perchè conducono un'esistenza politica. Hanno partecipato a delle manifestazioni - ultimamente a quella di Vichy, dove si è tenuto un poco onorevole summit europeo sull'immigrazione.Loro riflettono, leggono dei libri, vivono assieme in un lontano villaggio.Si è parlato di clandestinità: hanno aperto un negozio di generi alimentari, tutti li conoscono nella regione, dove un comitato di appoggio si è organizzato fin dal loro arresto.Quello che cercano non è l'anonimato nè il rifugio, ma il contrario: un'altra relazione rispetto a quella, anonima, della metropoli.Infine, l'assenza di prova diventa essa stessa una prova: il rifiuto degli accusati di denunciarsi l'un l'altro durante il fermo di polizia è stato presentato come un nuovo indizio del loro sfondo terrorista.In realtà, questo affare è un test per tutti noi .Fino a che punto accetteremo che l'antiterrorismo possa accusare chiunque quando meglio gli pare?Dove si situa il limite della libertà d'espressione?Le leggi d'eccezione adottate con il pretesto del terrorismo e della sicurezza sono compatibili a lungo termine con la democrazia?Siamo pronti a vedere la polizia e la giustizia che negoziano la svolta verso un nuovo ordine?La risposta a queste domande sta a noi darla, iniziando a chiedere la fine delle persecuzioni e la liberazione immediata di quelle e quelli che sono stati accusati per dare l'esempio.Questa petizione è stata lanciata da Eric Hazan e dalle edizioni La Fabrique in merito alla questione dei 9 arrestati la scorsa settimana (i cosiddetti "terroristi" del Comité Invisible)E' possibile firmarla con il vostro nome e la vostra qualifica (professione o assenza di professione, statuto o assenza di statuto) e reinviarla all'inidirizzo seguente: lafabrique@lafabrique.frAiutateci a farla girare il più possibile

Solidarietà per Julien

"Contadini o terroristi?". Una Comune divide la Francia
fonte Anais Ginori -

La Repubblica PARIGI - La neve ricopre i tetti d´ardesia. L´orto è gelato, le capre si nascondono sotto gli alberi. La fattoria di Tarnac, piccolo borgo affacciato sull´altipiano del Corrèze, è tornata deserta, avvolta nella nebbia. E loro, i contadini-intellettuali finiti in prigione, non ci sono più. Terroristi. Oppure no. Sui nove giovani arrestati lo scorso 11 novembre in una fattoria sperduta in mezzo alla Francia si discute ormai da settimane.I ragazzi sono stati fermati con l´accusa di associazione terroristica e devastazione con finalità terroristiche: avrebbero condotto diversi sabotaggi sulle linee ferroviarie ad alta velocità.Le prove finora sono poche. Da quando le forze dell´ordine hanno circondato Tarnac all´alba per prelevare i sospettati, l´impianto accusatorio si è velocemente sgonfiato. Nella fattoria non sono state trovate armi. Quasi tutti gli imputati sono stati scarcerati. Ma con l´obbligo di domicilio, senza poter tornare a Tarnac. E venerdì il tribunale della libertà ha ordinato il rilascio di Julien Coupat, 34 anni, presunto capo della cellula.Ma la procura ha fatto ricorso. E quindi Coupat resta in prigione, insieme alla sua compagna, Yldune Levy, 25 anni. «Questa detenzione prolungata è inaccettabile» dice l´avvocato della difesa, Irène Terrel, conosciuta in Italia per aver difeso, tra gli altri, Cesare Battisti e Marina Petrella.Coupat è un militante dell´estrema sinistra, che per qualche anno ha diretto una rivista di filosofia politica. Sarebbe sempre lui, l´autore del libro «L´insurrection qui vient», l´insurrezione a venire, pubblicato nel 2007 da un collettivo anonimo: un virulento pamphlet contro il capitalismo in cui si parla di rivolta e sabotaggi. Secondo alcuni investigatori, il libello ricorderebbe il linguaggio delle Brigate Rosse. Per Michèle Alliot-Marie, ministro dell´Interno, non ci sono dubbi: questi «anarchici autonomi» volevano attentare al cuore dello Stato. «Ho conosciuto Julien Coupat e posso dire che è un brillante intellettuale» racconta invece il filosofo italiano Giorgio Agamben, che dalle colonne di Libération ha scritto sugli arresti di Tarnac. Titolo: «Una tragicommedia, più che terrorismo».La storia comincia nel 2004, quando Julien lascia una vita agiata in un quartiere chic di Parigi per andare a formare la sua «comunità» neorurale nel Corrèze. I giovani avevano recuperato un rudere disabitato, aperto un alimentari che non c´era più da anni.Secondo gli altri abitanti, passavano il tempo a coltivare carote e a sistemare la loro vecchia fattoria. Sono dalla parte dei loro «strani» vicini di casa. La polizia invece è convinta di avere buoni indizi, almeno sugli episodi di sabotaggio. In particolare, un pedinamento di Julien e Yldune la sera del 7 novembre fino a una stazione ferroviaria.Il giorno dopo, la linea tra Parigi e Lille è stata paralizzata per ore. Un piccolo gancio di ferro è stato ritrovato sugli alimentatori. «Anche se lo avessero fatto - ribatte Jean-Michel, portavoce del comitato «11 novembre» - sarebbe saccheggio o vandalismo. Non terrorismo». «La nostra libertà è in pericolo» dice Jocelyne Coupat, a cui non è stato ancora permesso di vedere il figlio. «L´hanno arrestato come fosse Bin Laden». La legge anti-terrorismo in Francia è molto restrittiva per i diritti individuali. Ma il governo non vuole indietreggiare.A complicare le cose, è arrivata qualche giorno fa una lettera al giornale tedesco Tageszeitung che ha rivendicato i sabotaggi. Altri segnali sono più preoccupanti. In Grecia, diversi messaggi di solidarietà con i «compagni francesi» contenevano anche minacce e un pacco esplosivo è stato recapitato all´Agence France Presse.Ci sarebbe, secondo gli investigatori, una rete che porta anche all´Italia. Circa quattrocento «toto», come vengono chiamati gli anarchici-insurrezionalisti, sarebbero in questo momento sorvegliati speciali. La polizia sostiene ora che i candelotti senza detonatore ritrovati lunedì nei grandi magazzini francesi del Printemps potrebbero essere collegati al caso del Tarnac.Sempre più convinta che si tratti di terrorismo, e non di filosofia. Ma senza le prove definitive per sciogliere il dilemma.

lunedì 22 dicembre 2008

E quando muoio io!

E sulla tomba mia
non voglio fiori
ma voglio le ragazze
della mia vita.
E sulla tomba mia
non voglio preti
ma voglio le canzoni
dell'osteria.
E sulla tomba mia
non voglio frati
ma voglio le bandiere
dell'Anarchia.
(Canzone Anarchica)

Per Rosa Luxemburg


Rosa Luxemburg

una piccola donna claudicante
ha scritto nel libro genealogico di questo secolo :

"libertà solo
per chi appoggia il governo
solo per i membri di un partito
-per quanto numerosi-
non è libertà

libertà è
sempre soltanto
la libertà
per chi la pensa in modo diverso"

la piccola donna claudicante
è stata assassinata
Kurt Marti

La profetica metafora sulla società dell'immagine

È un film che, fra le righe di una commedia garbata, propone in realtà temi di grande profondità, come la comunicazione fra individui, il rapporto fra l'apparire e l'essere, e risulta persino profetico nel ritrarre il potere mediatico della televisione, la sua capacità di imporre improvvisamente, come fondamentali, personaggi venuti dal nulla e dalla nulla consistenza, come appunto accade con il protagonista Chance Giardiniere.

Lo sguardo del Flaneur sul mondo postmoderno


Hallberg sceglie il punto di vista del flâneur per gettare uno sguardo sull'Europa negli ultimi dieci anni, sui frantumi di un'identità che non si è più ricomposta dopo la caduta del Muro. Il flâneur, lo svagato passeggiatore baudelairiano immortalato da Benjamin, che segue il flusso della folla e si lascia portare dal caso, non pretende di arrivare a una visione unitaria che spieghi il vissuto, di offrire un filo con cui districarsi nel labirinto della contemporaneità e decifrare i segni del futuro

domenica 21 dicembre 2008

Il pino e la rufola

Militante anarchico e antifascista, poi scrittore e giornalista, Ezio Taddei, scrisse romanzi corali coerente con i propri ideali.
Grazie alla riscoperta di Massimo ed Isabella Novelli per le edizioni Spoon River ritorna uno dei massimi rappresentanti della letteratura illetterata.
L’aggettivo che meglio definisce la scrittura di Taddei è ‘scabra’, in tutte le sue diverse accezioni: ruvida quanto la mano callosa di un operaio, brulla di ridondanze e orpelli, essenziale con i suoi dialoghi nei quali le frasi sono tronche e minimali, e se vogliamo considerare l’animo dal quale questa scrittura è scaturita, ci sta anche l’ultimo significato: capace di urtare e turbare.Una scrittura in tutto simile a come doveva essere lui, indomabile, scarruffato e scomodo. Come gli ideali e i compagni di vita che si era scelto.
Massimo Novelli

sabato 20 dicembre 2008

L'inquilino del terzo piano e il genio visionario di Roman Polansky

Un timido archivista polacco di nome Trelkosky ( mirabile interpretazione di Polanski ) si trasferisce a Parigi in un'appartamento precedentemente abitato da una ragazza di nome Simone Chule, suicidatasi poco prima gettandosi dalla finestra .Da quando Trelkosky prende possesso della casa la sua vita comincia lentamente a cambiare. Vessato da inquietanti e grotteschi vicini, scopre nell'appartamento orribili tracce dell'ex-inquilina ed inbocca progressivamente un tunnel di oscurità e follia fino al totale sdoppiamento di personalità nella ragazza. Si tratta sicuramente del film più "Kafkiano" del grande regista polacco, e probabilmente anche il più intriso di complesse strutture metaforico-interpretative.

Radioso Solstizio a tutti gli amici del Blog

È un momento di passaggio ciclico considerato nell'antichità magico e drammatico: i giorni diventano sempre più corti e bui, fino ad arrivare alla notte più lunga dell'anno. L'oscurità prende il sopravvento sulla luce, la notte è più lunga del giorno. Tutta la natura è come sospesa in questa morte simbolica che attende una resurrezione. Morte della luce, morte del sole come divinità fecondante e portatrice di calore, di vita, di benessere. Il sole cede il posto alla tenebra, per poi rinascere come rigenerato. Le giornate dopo il solstizio divengono sempre un po' più lunghe, e di nuovo il potere del Dio Sole cresce e si manifesta nella sua luce. È una simbologia carica di valenze magiche e propiziatorie centrate sul mito della morte- rinascita.

venerdì 19 dicembre 2008

Louis Brauquier, il poeta del pensiero meticcio


Memoria
Il tempo corrode le immagini, i ricordi
Senza i quali noi pensiamo di non poter vivere
Esso non ci lascia che un'amarezza triste
E qualche punto sensibile, da non toccare
Ci dispiace, talvolta, d'aver smesso di soffrirne
Talmente meritavano di esser ricordati
E' la vita che se ne va da noi, è un'assenza
Che ci lascia più soli, senza pena, senza amore.
(Tr. Fancesca Mazzuccato)

Il Ponzio Pilato di Roger Caillois


giovedì 18 dicembre 2008

Notturno Indiano

- E' un libro appartenente alla tradizione dei notturni romantici i quali, come nella musica o nella pittura sono caratterizzati dal fondersi di realismo ed immaginazione;
- è un diario di viaggio e, come tale, nei dodici capitoli che lo compongono, ci mostra l'India da un punto di vista turistico: camere d'albergo, ospedali, stazioni, vagoni ed autobus;- è ambientato in India tra Bombay, Madras e Goa. Il tempo non può essere definito con certezza, presumibilmente potrebbe variare dagli anni '70 agli anni '80 poiché il romanzo è certamente stato scritto nel 1984 e nella nota iniziale Antonio Tabucchi dichiara di aver percorso gli stessi luoghi narrati nel suo libro.
"...la scienza cieca ara vane zolle, la fede pazza vive il sogno del suo culto,un nuovo dio è solo una parola, non credere o cercare: tutto è occulto."

mercoledì 17 dicembre 2008

Todo Cambia (Mercedes Sousa)

Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va.

Eraclito (Tr. Diels-Kranz)

lunedì 15 dicembre 2008

Vinicio Capossela canta Coleridge

La Ballata del vecchio marinaio" pubblicata nel 1798 viene universalmente riconosciuta come un capolavoro della poesia romantica. In questa "Ballata Lirica" un vecchio marinaio racconta la sua terribile avventura ad un passante occasionale, il quale resta impietrito dallo sguardo del vecchio ed è costretto ad ascoltare il suo racconto. Il vecchio si è reso colpevole dell'uccisione di un albatro, azione considerata da tutti i marinai come foriera di sventure. Le rime di Coleridge ci conducono in un'ambientazione spettrale, tra mari sconosciuti e ghiacci polari popolati da esseri misteriosi, demoniaci, angelici, sconosciute forze della natura, e dove il sopranaturale diventa l'elemento dominante. Il racconto si dipana tra visioni e allucinazioni, tra incantesimi e malìe. Una vicenda scandita da eventi dalle tinte forti che conducono lo spettatore fino ai limiti dell'irrazionale.

domenica 14 dicembre 2008

Guy Debord


Guy Debord nel 1967 scrive il suo saggio più celebre, La società dello spettacolo, che denuncia profeticamente il processo di trasformazione dei lavoratori in consumatori operato dal capitale
APOCALISSE E RIVOLUZIONE "...dalla democrazia dell'impotenza e servitù per tutti, alla Signoria senza servitù. Quindi nessuna Filosofia della Vita, di triste memoria, ma vera "guerra" e la vittoria." G. Cesarano - G. Collu "Apocalisse e rivoluzione" Nel 1973 Giorgio Cesarano e Gianni Collu - "situazionisti" (se questa definizione può essere utilizzata), non classificabili nei "normali"schieramenti destra/sinistra, difficilmente definibili come filosofi, come politici, come economisti (il primo morì suicida mentre stava scrivendo la sua ponderosa "Critica dell'utopia capitalista") - pubblicarono "Apocalisse e rivoluzione", un testo tuttora assolutamente non "datato", che contiene alcune rivoluzionarie e devastanti verità, sostenendo la tesi - all'epoca ancora "profetica" - del progressivo affermarsi di un "dominio reale del capitale" nel senso di "colonizzazione integrale dell'esistente". Il capitale "soggioga la creatività residua di una specie giunta alla soglia della liberazione o della morte, incatenandola all'ideologia della sopravvivenza", definisce le sue condizioni di esistenza realizzando, nel presente, sull'intero pianeta, come sull'intera specie, come sulla vita di ciascun uomo, un DOMINIO TOTALE DELL'ESISTENZA: questo crudele dominio si traduce nell'immagine della comunità umana che diviene "in tutto e per tutto simile al termitaio e al formicaio, laddove il centro operativo cibernetico sta in luogo della termite o della formica regina." OGNI FORMA DI VITA E' "CATTURATA" NELLA FORMA DI MERCE, così che oggi si può discutere di "qualità della vita", dopo che la vita stessa è stata "devalorizzata", avvilita e snaturata: questa è la conquista di quello che Cesarano e Collu, già negli anni 70, chiamavano il "capitale antropomorfo", quel "mostro" che ha colonizzato al "valore" ogni tratto della convivenza sociale, dopo essersi ricomposto al di là della soglia di esplosione dei suoi vizi organici nella composizione organica del "capitale - vita"... A distanza di oltre ventisette anni dalla sua comparsa, questo libro "strano", frutto del lavoro di due autori "maledetti", non integrati e non integrabili in nessun sistema conosciuto e tranquillizzante, non viene ristampato - per quanto da tempo esaurito e per quanto divenuto "icona", punto di riferimento di chi si chiede - come scrive Viviane Forrester ne "L'orrore economico"- "Quando prenderemo coscienza che non è in atto una crisi, né delle crisi, ma una mutazione? Non quella di una società, ma quella, assai brutale, di una civiltà?" E non desta stupore che i grandi editori , sempre pronti a pubblicare illuminazioni di falsi filosofi, filosofie di vita di prostitute, nani, e ballerine, best - sellers "spazzatura", oracoli di santoni televisivi - il tutto mescolato in un insopportabile tritume pseudo - culturale - si ritraggano inorriditi di fronte a questo testo effettivamente "rivoluzionario", "insostenibile", non edulcorabile, che indica la strada dell'insorgenza bruciante e folgorante della vita contro la morte, della volontà di essere contro l'obbligo di sopravvivere. Il capitale ( o come oggi lo si voglia - in termini più attuali- chiamare...) deve, per sua stessa natura, mercificare gli uomini, ridurli a merci fra le merci: "in questo consiste l'alienazione , nell'essere ognuno un attributo della merce, nel viversi negato nella propria soggettività... Il capitale non fa che reinvestirsi nella soggettività di ciascuno, subordinando la produzione di merci - cose alla propria sopravvivenza, anziché subordinare la sopravvivenza di ciascuno alla produzione delle merci." Alla totalizzazione del mercato - dominio realmente assoluto- si risponde solamente con la totalizzazione organica della rivolta: "il contrario della morte per tutti o della sopravvivenza della morte nella non-vita di tutti, è la rivendicazione ultimativa della vita liberata dalla protesi inorganica, della vita resa per sempre organica alla libertà di tutti..." Un dominio spietato, capillare, senza volto realizza per tutti la Civiltà della Carestia e della Schiavitù : "...capitale illuminista e capitale terrorista, confondendo tutte le carte, si scontreranno in un sgomentante confusione anche nei nostri stessi corpi, nelle nostre stesse vite. I partigiani della vita non si lasceranno "pacificamente" uccidere, non consentiranno alla morte di impadronirsi della loro passione."
Maria Lina Veca

Un film sul significato della vita e della morte

Tratto dal libro di George-Marc Benamou Le dernier Mitterrand, il film racconta la vita dell’ultimo anno di presidenza dell’anziano leader socialista attraverso le interviste di un giovane giornalista. Si tratta di un Mitterand privato, che non appare mai negli incontri politici o nel lavoro d’ufficio, ma solo insieme ai due tre amici fedeli, al medico e alla guardia del corpo, stanco e malato, che sembra lasciarci le penne da un momento all’altro, ma che il giorno dopo si alza pieno di energie, cinico ed estroverso (cosa che nella realtà, specialmente in quella mummificata degli ultimi anni, non sembrava proprio essere), intelligente e compiaciuto, profondo conoscitore della letteratura francese e collezionista di libri di antiquariato. Le due vite, quella alla fine del presidente che ha avuto tutto, e quella agli inizi del giornalista che sta perdendo moglie e casa, vengono contrapposte, in una cornice dialettica che non prende nessuna posizione politica netta, ma si limita a raccontare la vita degli uomini.

Omaggio a Serge Reggiani

L'uomo che piantava gli alberi di Jean Giono


Prefiggersi come scopo la felicità, propria o altrui, sembra eccessivo, smodato, presuntuoso, ma queste poche pagine ci dimostrano che siamo noi, cittadini, scettici, disillusi e delusi, a sbagliare: la felicità può e deve essere inseguita con serena e immutabile costanza.

venerdì 12 dicembre 2008

In piena facoltà,
Egregio Presidente,
le scrivo la presente,
che spero leggerà.
La cartolina mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest'altro lunedì.
Ma io non sono qui,
Egregio Presidente,
per ammazzar la gente
più o meno come me.
Io non ce l'ho con Lei,
sia detto per inciso,
ma sento che ho deciso
e che diserterò.
Ho avuto solo guai
da quando sono nato
e i figli che ho allevato
han pianto insieme a me.
Mia mamma e mio papà
ormai son sotto terrae a loro della guerra
non gliene fregherà.
Quand'ero in prigionia
qualcuno m'ha rubato
mia moglie e il mio passato,
la mia migliore età.
Domani mi alzerò
e chiuderò la portas
ulla stagione morta
e mi incamminerò.
Vivrò di carità
sulle strade di Spagna,di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò
di non partire piú
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.
Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo,
andate a dare il vostro,
se vi divertirà.
E dica pure ai suoi,
se vengono a cercarmi,
che possono spararmi,
io armi non ne ho.

http://www.youtube.com/watch?v=gjndTXyk3mw&feature=related

La vita nei boschi

Una delle opere fondamentali del trascendentalismo americano
Nel luglio 1845, H.Thoreau lasciava la sua cittadina natale per andare a vivere in una capanna nei boschi del vicino lago di Walden. Un libro attuale per coloro che s'interessano di decrescita economica e non si riconoscono nel modello sociopolitico liberista.

I fiori del Corano

Nel breve intreccio di strade di un quartiere popolare parigino si svolge la storia dell'amicizia tra un ragazzo ebreo ed un vecchio negoziante sufi nell'incanto di un angolo di mondo nel quale le puttane sono belle e cordiali e si accontentano di un orsetto di peluche in cambio dei loro favori.
Una metafora in cui i due amici s'incamminano verso la verità guidati dall'arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano.

giovedì 11 dicembre 2008

Il Piccolo Principe


Che cosa vuol dire addomesticare?"" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso!Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?""No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?"" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"" Creare dei legami?"" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…" "E' possibile", disse la volpe "capita di tutto sulla terra…""Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.La volpe sembrò perplessa:" Su un altro pianeta?"" Sì"" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"" No"" Questo mi interessa! E delle galline?"" No"" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.Ma la volpe ritornò alla sua idea:" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita, sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…" La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:" Per favore …..addomesticami", disse." Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose"." Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe." Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe." In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…." Il piccolo principe ritornò l'indomani." Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe." Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti"." Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe." Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe." E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".Così il piccolo principe addomesticò la volpe.E quando l'ora della partenza fu vicina:"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò"." La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"" E' vero", disse la volpe." Ma piangerai!" disse il piccolo principe. " E' certo", disse la volpe." Ma allora che ci guadagni?"" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".soggiunse:" Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo"."Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose."Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse." Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo "

Le botteghe color cannella di Bruno Schulz



Bruciati dal sole, stridono i cardi, si gonfiano le bardane ostentando la loro carne impudica, le erbe sputano luccicanti veleni, mentre l'idiota, arrochita dal grido, in preda a selvagge convulsioni, strofina con foga iraconda il fianco carnoso contro il tronco del sambuco, che scricchiola adagio sotto l'imperversare di questa sfrenata sensualità, eccitato da tutto quel miserabile coro a una snaturata, pagana fecondità.


Bruno Schulz, Le botteghe color cannella


L'ideale di Schulz é maturare verso l'infanzia. Questa per lui era l'autentica maturità. Come per Cesare Pavese é alla ricerca della parola primordiale, di quell'incontro con il mito che coincide con il mondo preadamico dove tempo, cosmo e natura coincidono.



« Venga... le faccio vedere una cosa... Guardi, qua, sotto questo baffo... qua, vede che bel tubero violaceo? Sa come si chiama questo? Ah, un nome dolcissimo... più dolce d'una caramella: - Epitelioma, si chiama. Pronunzii, sentirà che dolcezza: epitelioma... La morte, capisce? è passata. M'ha ficcato questo fiore in bocca, e m'ha detto: - «Tientelo, caro: ripasserò fra otto o dieci mesi!» »
(Luigi Pirandello, L'uomo dal fiore in bocca)

mercoledì 10 dicembre 2008

The sick rose of William Blake




O Rose, thou art sick!

The invisible worm

That flies in the night,

In the howling storm,
Has found out thy bed Of crimson joy:

And his dark secret love

Does thy life destroy.
O rosa, tu sei malata!
Il verme invisibile,
Che nella notte vola,
Fra l'ulular de la tempesta,
Con gioia ha scoperto il tuo letto color di sangue;
E il suo sordido amore segreto ti distrugge la vita.

Il male radicale (malum mundi e malum in mundo)


Spesso il male di vivere ho incontrato;

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l'incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori dal prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Eugenio Montale

Il silenzio di dio


Quando Dio tace, gli puoi dire ciò che vuoi!
J.P.Sartre
Il tema é quello del silenzio della divinità. E' in quel momento che nasce l'interrogazione e persino la bestemmia diventa una forma estrema di invocazione.

lunedì 8 dicembre 2008

Lo straniero


Mersault é vittima di smarrimento e alienazione, alla ricerca della tenera indifferenza del mondo.

domenica 7 dicembre 2008

Dell'eterno ritorno


L'idea dell'eterno ritorno é misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! che significato ha questo folle mito?
M.Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere.

La ballata del Punkabestia

La tua assenza
mi stringe nel dolore
come cappio al collo all'impiccato
Ricerco in sguardi sconosciuti il tuo
Dentro le case guardo
il quieto vivere borghese,
il dolce calore che uccide la speranza
Meglio il freddo della notte
e l'umido fango dei fossi
a tirar bestemmie contro dio
Sarà questa la nostra preghiera
urlata con la rabbia
dei cani presi a calci

http://www.youtube.com/watch?v=jRMe5H9WKpM&feature=related

sabato 6 dicembre 2008

The death is not the end

Fammi capire- chiedo a Carlo-
Ravizza é stato quello che ti ha avvicinato al pensiero massonico?
Si, avevo appena terminato il liceo ed ero iscritto al primo anno di giurisprudenza
Era il 1981 o giù di lì.
Gaetano era amico di mio padre e spesso veniva a trovarlo in ufficio per vendergli le sue raccolte di poesie.
Sapeva della mia passione per la filosofia.
Un giorno mi disse: leggi questo libro e dimmi cosa ne pensi.
Era Il verbo di Pitagora di Augusto Rostagni. La Bibbia per ogni massone.
Dopo qualche settimana si ripresentò nel suo completo grigio.
Sembrava un vecchio professore.
Si tolse la giacchetta...faceva caldo
Come sta tuo padre? Bene dissi.
Credevo volesse vendergli altre raccolte di poesie invece mi domandò del libro.
Allora ti é piaciuto?
Risposi che l'avevo trovato affascinante...era ciò che pensavo!
Mi guardò, poi mi fece...Tu Carlo, credi in Dio?
No, ma mi piacerebbe sapere se c'é
Infatti, disse, per crederci è necessario studiare, ricercare, mai darsi per vinti.
Dio non é un atto di fede!
La storia di Carlo inizia a piacermi anche se un po' mi sorprende che uno riservato e schivo come Ravizza si sia dato a tali confidenze per di più con un ragazzo.
Vedo Carlo commosso.
Non lo ricorda nessuno perché era un ubriacone ...
Annuisco, facendo si con la testa.
Ti va un po' di musica ? Mi dice , servendomi del mirto gelato
Poi mette su The death is not the end di Nick Cave e mi racconta del giorno in cui Gaetano gli disse: e se andassimo a fare due passi ai giardini?
Era luglio. Salirono fino al Castello e poi giù verso il 27 di Salita San Guido dove Ravizza abitava.
Un piccolo locale con una confusione indescrivibile.
Un'infinità di libri, ovunque.
Fu allora che Carlo seppe del Grande Oriente. Gaetano era entrato in massoneria negli anni trenta fino a raggiungere il 30° grado del rito scozzese.
Quindi un maestro .
Ravizza aveva preso a raccontarmi dei suoi studi, dei viaggi. Ebbi l'impressione che mi avesse scelto come allievo...poi però iniziò a stare male, quei continui alti e bassi d'umore ci impedirono una frequentazione regolare.
Mi diceva spesso che la massoneria lo aveva profondamente deluso anche se ne salvava la spinta ideale e lo spirito di ricerca .
I nostri incontri avvenivano nel Bar della Pisterna tra il fumo stagnante e quella umanità alla deriva che Ravizza era solito frequentare.
Beveva l'impossibile e non si riusciva mai a terminare un discorso...gli chiedevo dei suoi studi delle sue ricerche
Mi parlò di meditazione
Mi disse che quando meditava era come andare via.
Lui sapeva che un giorno o l'altro avrebbe raggiunto la verità, l'illuminazione.
Al momento opportuno, diceva. Solo allora mi sembrerà che ne sarà valsa la pena vivere.
Quelle cose erano quello che Gaetano diceva a Carlo e che lui ora racconta a me.
Questo é stato il mio rapporto con Gaetano. Era come se prima di andarsene avesse voluto passare il testimone delle sue ricerche a qualcuno. Forse era alla ricerca di un figlio spirituale.
Chissà se Carlo ha creduto in questa battaglia?
E tu credi in Dio mi fa Carlo?
Perché? Rispondo io.
Beh mi sembra una domanda che si fanno tutti prima o poi
E' un po' che non ci penso, più o meno da quando avevo l'età in cui tu ne parlavi con Ravizza.
E tu? Gli chiedo, l'hai trovata una riposta?
Lo sguardo di Carlo é di chi sa fare solo domande.
Ti va un altro mirto?
Volentieri! Rispondo.

Autobiografia e identità

Il film conduce lo spettatore nel delicato e toccante terreno della memoria, attraverso la lettura dei diari, delle lettere e delle cartelle cliniche delle case di cura in cui Liseli Marazzi Hoepli trascorse lunghi periodi, prima di morire suicida, quando la figlia aveva solo 7 anni.Attrverso questi testi e elimmagini dei filmati girati dal nonno sin dal 1926, Alina Marazzi scopre sua madre, ne ricostruisce il volto e la celebra ricordandola. Un film sulla nostalgia come sentimento comune, dolce, essenziale e necessario al superamento di una perdita."Il film è la ricostruzione della mia personale ricerca del volto di mia madre, attraverso il montaggio dei filmati girati da mio nonno. Un tentativo di ridarle vita anche solo sullo schermo, un modo per celebrarla ricordandola." (dichiarazione della regista)

venerdì 5 dicembre 2008

In ricordo di Franco Basaglia


Trent'anni fa la legge Basaglia ridava dignità a migliaia di persone.
L'importante é che abbiamo dimostrato che l'impossibile può diventare possibile.
Non credo che essere riusciti a condurre un' azione come la nostra sia una vittoria definitiva.
L'importante é un'altra cosa, é sapere ciò che si può fare
Franco Basaglia

Il settimo Sigillo


Sulle rive di un inquieto mare incolore, il Cavaliere gioca a scacchi con la morte. L'ha incontrata al ritorno dalla Crociata in Terra Santa, dove aveva creduto di poter trovare uno scopo alla sua vita nell'azione eroica al servizio di Dio. E' tornato amaro e disilluso, con il cuore vuoto, abitato dai fantasmi della solitudine, tormentato dalle stesse domande con cui era partito.

giovedì 4 dicembre 2008

Caramel


Un film sulla bellezza e la seduzione declinate al femminile.

Il posto delle fragole




Ricordate questo splendido film di Bergman?

Mi avvicinai alla casa e trovai subito il posto, ma mi sembrò più piccolo e insignificante di come me lo ricordavo. Però c'erano ancora molte fragole.
Mi sedetti ai piedi di un grande melo solitario e mi misi a mangiare le fragole, una a una.
I.Bergman, Il posto delle fragole, Iperborea.

mercoledì 3 dicembre 2008

Anarcobaleno


Paolo Archetti Maestri

Blu come l'azzardo, verde acqua come
la destrezza, é il mio orgoglio ocra o viola?
Cerulea la tua bellezza
Grigio come il lupo, ma la paura non ha colore, indaco come chi osa, bianco
d'ombra la mia promessa sposa
Rossa la mia lotta e la tua speranza
nera la palpebra chiusa della coscienza
ma nero e rosso insieme sono gli occhi
spalancati alla nostra resistenza
Nera é la parvenza dei tuoi sguardi
senza nome il colore delle aurore
un bianco così denso che ne scroscia
mi acceca un terribile fulgore
Giallo poi danza il deserto
e rossa d'ambra é la tua traccia amore
all'azzurro del cielo resto nudo e aperto
rosso d'un fuoco che non muore
Rosso come il tempo che avvampa il cuore
nero il sangue sparso della cecità
ma nero e rosso onsieme sono il fiore
della nostra infinita libertà
della nostra infinita libertà

Testo di Paolo E. Archetti Maestri e Marco Rovelli

Dormono, dormono, sulla collina...

Sponn River più che luogo dell'anima é luogo di corpi, di vite che non si vogliono arrendere all'oblio del tempo.
Ci sono tutti: Turner, Merrit, Barret, Simmons, Roberts, Frickey, Metcalf, Arnett, Drummer...tutti raccontano, ingordi di vita.

Antologia di Spoon River

Tom Merrit
Da principio sospettai qualcosa
lei si muoveva tanto calma e svanita.
E un giorno sentii richiudersi la portina del retro
come io entravo per la porta di facciata, e io vidi
da dietro il seccatoio nell'incolto
e battersela per i campi.
Ed io intendevo ammazzarlo a vista.
Ma quel giorno, che camminavo presso il Ponte Quarto,
senza un bastone o un sasso a portata di mano,
tutto d'un tratto me lo vidi davanti,
spaventato da morire, che guardava i conigli,
e tutto ciò che potei dire fu"No, no, no!"
Mentre puntava e mi sparava al cuore.
(Tr. Beppe Fenoglio)


Francis Turner,
Non potevo correre o giocare
da ragazzo.
Da uomo non potevo che centellinare,
non bere
perchè la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Eppure giaccio qui
carezzato da un segreto che soltanto Maria conosce:
c'è un giardino d'acacie
di catalpe, di pergole coperte di viti
Là in quel pomeriggio di giugno
al fianco di Maria
baciandola coll'anima sulle labbra
l'anima d'improvviso mi é sfuggita.
(tr. Beppe Fenoglio)






lunedì 1 dicembre 2008

Il cielo sopra Berlino



Assuefarsi all'eterno o scommettere sul qui ed ora?

Fluttuare leggeri cercando la perfezione o cedere alla forza gravitazionale?

http://www.youtube.com/watch?v=5k-Zz0xZ15c&feature=related


Franco Vaccaneo, che ha condiviso con Nuto-Pinolo Scaglione il ruolo di guida sapiente agli spazi immaginativi dello scrittore, prendendone poi il testimone alla sua morte, ci propone un sintetico viaggio tra biografico e interpretativo, ricco di testimonianze inedite, lungo i tre principali riferimenti figurali dell'opera, la città, il mare, e infine la collina.Francesca Lagomarsini approfondisce i termini del dominio mitico all'interno del paesaggio collinare, simboleggiato nel grido umano-animale che rompe il silenzio.Pierpaolo Pracca evidenzia con molta acutezza, al centro dell'universo collinare, l'incombenza estatica del meriggio, che sospende lo spazio-tempo e apre all'irruzione del mitico-divino, declinato poi attraverso le tematiche della nudità, della blackness, dell'imbestiamento.Ma, insomma, un fatto è certo: è la collina ad assumere un rilievo primario, con tutte le altre figure pregnanti che trascina, la vigna, il bosco, il sentiero, la riva.Dalla introduzione di Elio Gioanola.
Il volume è illustrato dagli esemplari più originali del Mail Art Project promosso dalla Fondazione Cesare Pavese di Santo Stefano Belbo, per il centenario della nascita, dal titolo "Cesare Pavese: the hills and the sun".

Ogni cosa é illuminata



(...) L'atto di ricordare, il procedimento del ricordo, il riconoscimento del nostro passato...i ricordi sono piccole preghiere a Dio (...)
Jonathan Safran Foer, Ogni cosa é illuminata


Un romanzo ed un film deliziosi. La storia di una guarigione dell'anima che coinvolge tre generazioni.


mercoledì 26 novembre 2008

Vanità di Vanità


Esseri in balia dei giorni.
Cos'é uno?
Cosa non é
L'uomo é il sogno di un'ombra;
ma se giunga la luce, dono di Zeus,
un chiaro splendore sugli uomini posa e un'età di bellezza.
Pindaro (tr. Baldini)

martedì 25 novembre 2008

Last blues

Cesare Pavese é ancora oggi uno degli scrittori italiani più amati e letti nel mondo.
Lo amiamo perchè nei suoi romanzi, poesie, diari, nella sua esistenza inquieta e tormentata troviamo la cifra della nostra stessa solitudine ed incapacità di vivere.
Franco Zaio nel suo Last Blues ha musicato alcune delle sue poesie più belle.
E' un lavoro commosso e commovente che per stile mi ricorda una delle opere di Nick Cave che più ho amato: Le ballate di morte. Un di Nick Cave quindi, anche se il cd é fecondo di altre colte citazioni. Quello che mi stupisce ogni volta è il commuovermi mentre leggo "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi". Lo smarrimento di fronte alla vita ed allo stesso tempo il profondo senso di dignità che trasforma la nostra esistenza nel mestiere di vivere!
Nel cd Franco Zaio coglie in pieno lo spirito pavesiano e nelle canzoni eros e thanatos si rincorrono fino a fondersi in un unico movimento.
Non possiamo fare altro che riascoltare stupiti quelle liriche che in gioventù hanno accompagnato i nostri amori e tormenti.
Scenderemo nel gorgo muti?


lunedì 24 novembre 2008

September in the rain.

Un piccolo capolavoro

L’idea dell’ amore vissuto come assenza e mancanza è il leitmotive di molta letteratura romantica.
Jonh Keats fu uno degli epigoni di questo mito e la sua morte precoce avvenuta all’età di 24 anni fu il suggello del suo modello filosofico-leterario. L’illusione di non consumare la vita onde preservarla dalla corruzione del tempo è quanto troviamo nella sua Ode ad un urna greca. Negli ultimi versi della poesia descrive l’indugio di due amanti intenti a baciarsi raffigurati in un basso rilievo di marmo.
Il non incontrarsi delle loro labbra –il bacio più bello è quello mai dato- è il tentativo di cristallizare un amore che, sospeso, rifiuta le lusinghe del tempo storico.
Una rappresentazione utopica della prossimità perpetua, di un incontro che diventa eterno grazie ad una distanza impossibile da colmare.
In quelle labbra protese che mai si toccheranno coesistono in modo ambivalente l’amore per la vita ed il terrore per la stessa.
Il problema di Keats è l’opposizione mitico-storico, eterno-mortale.
L’uscita dal tempo del mito e dell’infanzia significa il congedo da quel che è stato ed accettare l’apertura di un orizzonte in cui interviene la storia declinata secondo un prima ed un dopo.

lunedì 27 ottobre 2008



Un film che commuove e che in questi tempi di revisionismi dovrebbe far riflettere

mercoledì 22 ottobre 2008




Perché il tema solare? Quello del meriggio è un motivo ridondante nei romanzi, racconti e poesie pavesiane. E’ l’ora particolarmente feconda che pone l’uomo a contatto con una dimensione altra della coscienza. Un momento legato a una conoscenza che va oltre le capacità razionali. Sotto il sole l’uomo si abbandona e, annullando le facoltà intellettuali, approda ad una conoscenza diversa da quella ordinaria. Il corpo che si abbronza e che si annerisce, diventa strumento di conoscenza, assumendo caratteristiche telluriche. E’ il richiamo ad una sacra unità, ad una natura concepita come Magna Mater.
Ritroviamo qui la dialettica pavesiana: da una parte la città luogo apollineo fatto di corpi bianchi; dall’altra la campagna con la sua sagacia animale, il ritorno ad uno stato di natura che rende labili le differenze tra uomo ed ambiente. Più vicina a questa sacra unità è la donna che , al pari dell’animale,diventa tramite con il mondo ctonio.
Ed ecco allora che il sole diventa l'espediente che permette all’uomo di accedere a uno stato di natura, a quell’ imbestiamento che è contatto genuino con la terra.
Un ritorno al mondo degli archetipi, al dionisiaco al selvaggio. La campagna sotto la canicola costituisce la possibilità di ritornare al mito al fecondo tempo dei theoi dove accade il proibito. La collina annebbiata dal sole preconizza un mondo ancestrale. E’ il luogo del sogno e della coscienza arcaica. Mondo in cui i primi sussulti mitici avvengono davanti ai campi di stoppie o di granoturco.

La post modernità





Ordinarie storie di straordinaria follia
Sudati, appesantiti e affannati dal caldo dell’estate austriaca, i corpi di Seidl si esprimono attraverso tre linguaggi ai quali l’uomo puntualmente ricorre ogni giorno della sua vita: la parola, il sesso e la violenza. Tuttavia, Seidl nega ai suoi personaggi la possibilità di comunicare attraverso di essi, e l’inevitabile frustrazione che ne deriva sfocia inesorabilmente in manifestazioni di aggressività, che ancora si canalizza e si esprime attraverso varie combinazioni di tali linguaggi. L’intera triade quindi è privata del suo messaggio, e ogni tentativo di avvicinamento ricade nella perpetrazione di maltrattamenti e umiliazioni. La parola, o la sua totale assenza, è usata per ferire tanto quanto la violenza, che si abbatte impietosamente sui corpi stanchi, grassi, vecchi e nudi dei personaggi. Le abrasioni, i tagli, le bruciature, non sono altro che le conseguenze del fallimento di ogni tentativo di ricerca di un contatto umano. L’eccessiva ma innocente verbosità di un personaggio verrà quindi punita con violenza e stupro, che non è che il risultato della somma di due elementi della triade. Viceversa, il personaggio afasico subirà lo spettacolo del tradimento, altra variante del binomio sesso+violenza. Nel film di Seidl, chi fa sesso subisce violenza, verbale e fisica: non c’è traccia di amore in esso. I suoi corpi sono oltraggiati, umiliati, violentati, picchiati e derisi; la stessa macchina da presa li fotografa crudamente, svelandone le imperfezioni, il decadimento, la fragilità. La vecchiaia come la gioventù non sono che fasi della vita delle cellule, non contengono ne saggezza ne bellezza, ne maturità ne ingenuità. Vediamo solo organismi con una loro durata, che si rincorrono animalescamente nella speranza di trovare comprensione e sostegno, o forse semplicemente una spiegazione. L’unico piacere che accomuna gli animali dello zoo Seidliano è l’esposizione al sole, che piove indisturbato sui corpi arrossati e madidi di sudore, esibiti impudicamente e ironicamente immortalati nella loro momentanea statica fragilità.Oltre a questo, non c’è nulla, (come conclude l’anziano ingegnere quando raccoglie il cadavere avvelenato del suo povero cane che giace esanime nell’amato giardino), perché “la gente è cattiva”.
Alberto Zambenedetti

mercoledì 15 ottobre 2008

Sul sentire originale




Per Cesare Pavese conoscere é ricordare.
Si tratta di Platonismo?


Secondo Pavese esiste un concepire mitico dell’infanzia che si pone come a-priori per la coscienza, un sollevare eventi unici ed assoluti, che vivranno nella nostra mente come schemi normativi e che, in futuro, faranno di ogni esperienza sempre una seconda volta, un ritrovamento:

(…) ben poco la vita adulta può attingere al tesoro infantile di scoperte.
Si può bensì riportare alla luce quelle forme primigenie e contemplare la fresca salute, come di radici che il terriccio dei giorni ha continuato a nutrire. Poi da cosa nasce cosa, e anche i giorni futuri germoglieranno su questi ceppi (…)
C. Pavese, Mal di mestiere (Feria d’agosto)

La conoscenza mitica è infatti un conoscere il mondo che avviene al di là della nostra razionalità, attraverso modalità che sono proprie dell’esperienza religiosa.
Si conosce per grazia, per ispirazione, per estasi dove per estasi si intende una sommossa dei sensi, un abbandonarsi alle cose come in un orgasmo:

(…) E’ una crisi, una sommossa delle facoltà buone che ingannate da un urto dei sensi, presumono di guadagnare abbandonandosi alle cose. E queste afferrano, travolgono, inghiottono come un mare agitato (…). C’è in esse qualcosa di osceno: esattamente lo stesso che abbandonarsi al sesso e volerne narrare le sensazioni segrete.
C. Pavese, Mal di mestiere (Feria d’agosto)

Il mito risiede nell’essere sottratto all’accadere. Il che è avvenuto idealmente una volta per tutte e il carattere dell’individuo si intravede nell’essere attratto e conformato da qualcosa che sta al di là della propria esperienza storica come ricorda Guiducci (1967).
Il mito non è semplicemente un racconto narrato, bensì una realtà vissuta, una viva realtà che si crede avvenuta all’inizio dei tempi e che, da allora, continua ad esercitare la sua influenza sul mondo e sul destino degli uomini.

Chiari del bosco





Di Claros del bosque, Marìa Zambrano ha detto" Tra le mie opere, é questa io credo, che meglio corrisponde all'idea che pensare é, prima di tutto, alla radice, decifrare ciò che si sente, il sentire originale"