mercoledì 22 ottobre 2008




Perché il tema solare? Quello del meriggio è un motivo ridondante nei romanzi, racconti e poesie pavesiane. E’ l’ora particolarmente feconda che pone l’uomo a contatto con una dimensione altra della coscienza. Un momento legato a una conoscenza che va oltre le capacità razionali. Sotto il sole l’uomo si abbandona e, annullando le facoltà intellettuali, approda ad una conoscenza diversa da quella ordinaria. Il corpo che si abbronza e che si annerisce, diventa strumento di conoscenza, assumendo caratteristiche telluriche. E’ il richiamo ad una sacra unità, ad una natura concepita come Magna Mater.
Ritroviamo qui la dialettica pavesiana: da una parte la città luogo apollineo fatto di corpi bianchi; dall’altra la campagna con la sua sagacia animale, il ritorno ad uno stato di natura che rende labili le differenze tra uomo ed ambiente. Più vicina a questa sacra unità è la donna che , al pari dell’animale,diventa tramite con il mondo ctonio.
Ed ecco allora che il sole diventa l'espediente che permette all’uomo di accedere a uno stato di natura, a quell’ imbestiamento che è contatto genuino con la terra.
Un ritorno al mondo degli archetipi, al dionisiaco al selvaggio. La campagna sotto la canicola costituisce la possibilità di ritornare al mito al fecondo tempo dei theoi dove accade il proibito. La collina annebbiata dal sole preconizza un mondo ancestrale. E’ il luogo del sogno e della coscienza arcaica. Mondo in cui i primi sussulti mitici avvengono davanti ai campi di stoppie o di granoturco.

Nessun commento: