mercoledì 22 ottobre 2008

La post modernità





Ordinarie storie di straordinaria follia
Sudati, appesantiti e affannati dal caldo dell’estate austriaca, i corpi di Seidl si esprimono attraverso tre linguaggi ai quali l’uomo puntualmente ricorre ogni giorno della sua vita: la parola, il sesso e la violenza. Tuttavia, Seidl nega ai suoi personaggi la possibilità di comunicare attraverso di essi, e l’inevitabile frustrazione che ne deriva sfocia inesorabilmente in manifestazioni di aggressività, che ancora si canalizza e si esprime attraverso varie combinazioni di tali linguaggi. L’intera triade quindi è privata del suo messaggio, e ogni tentativo di avvicinamento ricade nella perpetrazione di maltrattamenti e umiliazioni. La parola, o la sua totale assenza, è usata per ferire tanto quanto la violenza, che si abbatte impietosamente sui corpi stanchi, grassi, vecchi e nudi dei personaggi. Le abrasioni, i tagli, le bruciature, non sono altro che le conseguenze del fallimento di ogni tentativo di ricerca di un contatto umano. L’eccessiva ma innocente verbosità di un personaggio verrà quindi punita con violenza e stupro, che non è che il risultato della somma di due elementi della triade. Viceversa, il personaggio afasico subirà lo spettacolo del tradimento, altra variante del binomio sesso+violenza. Nel film di Seidl, chi fa sesso subisce violenza, verbale e fisica: non c’è traccia di amore in esso. I suoi corpi sono oltraggiati, umiliati, violentati, picchiati e derisi; la stessa macchina da presa li fotografa crudamente, svelandone le imperfezioni, il decadimento, la fragilità. La vecchiaia come la gioventù non sono che fasi della vita delle cellule, non contengono ne saggezza ne bellezza, ne maturità ne ingenuità. Vediamo solo organismi con una loro durata, che si rincorrono animalescamente nella speranza di trovare comprensione e sostegno, o forse semplicemente una spiegazione. L’unico piacere che accomuna gli animali dello zoo Seidliano è l’esposizione al sole, che piove indisturbato sui corpi arrossati e madidi di sudore, esibiti impudicamente e ironicamente immortalati nella loro momentanea statica fragilità.Oltre a questo, non c’è nulla, (come conclude l’anziano ingegnere quando raccoglie il cadavere avvelenato del suo povero cane che giace esanime nell’amato giardino), perché “la gente è cattiva”.
Alberto Zambenedetti

1 commento:

Anonimo ha detto...

A mio parere l film Canicola, che ho trovato spietato fino al fastidio, è una critica-osservazione impietosa della nostra natura di creature ancora pulsionali, irrazionali, accecati da bisogni non espressi e non soddisfatti. Troppo poco, troppo deludente per dirci veramente "evoluti", per provare solidarietà e...(figuriamoci) compassione, soprattutto nel nostro "moderno" occidente.