domenica 14 dicembre 2008

Guy Debord


Guy Debord nel 1967 scrive il suo saggio più celebre, La società dello spettacolo, che denuncia profeticamente il processo di trasformazione dei lavoratori in consumatori operato dal capitale
APOCALISSE E RIVOLUZIONE "...dalla democrazia dell'impotenza e servitù per tutti, alla Signoria senza servitù. Quindi nessuna Filosofia della Vita, di triste memoria, ma vera "guerra" e la vittoria." G. Cesarano - G. Collu "Apocalisse e rivoluzione" Nel 1973 Giorgio Cesarano e Gianni Collu - "situazionisti" (se questa definizione può essere utilizzata), non classificabili nei "normali"schieramenti destra/sinistra, difficilmente definibili come filosofi, come politici, come economisti (il primo morì suicida mentre stava scrivendo la sua ponderosa "Critica dell'utopia capitalista") - pubblicarono "Apocalisse e rivoluzione", un testo tuttora assolutamente non "datato", che contiene alcune rivoluzionarie e devastanti verità, sostenendo la tesi - all'epoca ancora "profetica" - del progressivo affermarsi di un "dominio reale del capitale" nel senso di "colonizzazione integrale dell'esistente". Il capitale "soggioga la creatività residua di una specie giunta alla soglia della liberazione o della morte, incatenandola all'ideologia della sopravvivenza", definisce le sue condizioni di esistenza realizzando, nel presente, sull'intero pianeta, come sull'intera specie, come sulla vita di ciascun uomo, un DOMINIO TOTALE DELL'ESISTENZA: questo crudele dominio si traduce nell'immagine della comunità umana che diviene "in tutto e per tutto simile al termitaio e al formicaio, laddove il centro operativo cibernetico sta in luogo della termite o della formica regina." OGNI FORMA DI VITA E' "CATTURATA" NELLA FORMA DI MERCE, così che oggi si può discutere di "qualità della vita", dopo che la vita stessa è stata "devalorizzata", avvilita e snaturata: questa è la conquista di quello che Cesarano e Collu, già negli anni 70, chiamavano il "capitale antropomorfo", quel "mostro" che ha colonizzato al "valore" ogni tratto della convivenza sociale, dopo essersi ricomposto al di là della soglia di esplosione dei suoi vizi organici nella composizione organica del "capitale - vita"... A distanza di oltre ventisette anni dalla sua comparsa, questo libro "strano", frutto del lavoro di due autori "maledetti", non integrati e non integrabili in nessun sistema conosciuto e tranquillizzante, non viene ristampato - per quanto da tempo esaurito e per quanto divenuto "icona", punto di riferimento di chi si chiede - come scrive Viviane Forrester ne "L'orrore economico"- "Quando prenderemo coscienza che non è in atto una crisi, né delle crisi, ma una mutazione? Non quella di una società, ma quella, assai brutale, di una civiltà?" E non desta stupore che i grandi editori , sempre pronti a pubblicare illuminazioni di falsi filosofi, filosofie di vita di prostitute, nani, e ballerine, best - sellers "spazzatura", oracoli di santoni televisivi - il tutto mescolato in un insopportabile tritume pseudo - culturale - si ritraggano inorriditi di fronte a questo testo effettivamente "rivoluzionario", "insostenibile", non edulcorabile, che indica la strada dell'insorgenza bruciante e folgorante della vita contro la morte, della volontà di essere contro l'obbligo di sopravvivere. Il capitale ( o come oggi lo si voglia - in termini più attuali- chiamare...) deve, per sua stessa natura, mercificare gli uomini, ridurli a merci fra le merci: "in questo consiste l'alienazione , nell'essere ognuno un attributo della merce, nel viversi negato nella propria soggettività... Il capitale non fa che reinvestirsi nella soggettività di ciascuno, subordinando la produzione di merci - cose alla propria sopravvivenza, anziché subordinare la sopravvivenza di ciascuno alla produzione delle merci." Alla totalizzazione del mercato - dominio realmente assoluto- si risponde solamente con la totalizzazione organica della rivolta: "il contrario della morte per tutti o della sopravvivenza della morte nella non-vita di tutti, è la rivendicazione ultimativa della vita liberata dalla protesi inorganica, della vita resa per sempre organica alla libertà di tutti..." Un dominio spietato, capillare, senza volto realizza per tutti la Civiltà della Carestia e della Schiavitù : "...capitale illuminista e capitale terrorista, confondendo tutte le carte, si scontreranno in un sgomentante confusione anche nei nostri stessi corpi, nelle nostre stesse vite. I partigiani della vita non si lasceranno "pacificamente" uccidere, non consentiranno alla morte di impadronirsi della loro passione."
Maria Lina Veca

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